It is time for European unity not national division.

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All European citizens are invited to sign this appeal that just in a few days of confidential circulation was signed by more than 150 personalities from academia, civil society, business community, of different political views and from all over the EU, and even outside, some of them with institutional experience.

 

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Il sistema scolastico italiano è tra gli ultimi in Europa. Bisogna cambiare, una scuola nel XXI°esimo secolo non può rimanere alla riforma del governo Mussolini.

Tutto il mondo da febbraio deve far fronte ad una pandemia alla quale tutti noi abbiamo avuto bisogno di adattarci e cambiare le nostre abitudini. Il “lock-down” ha coinvolto milioni di famiglie che hanno avuto bisogno di riorganizzarsi per far fronte alla quarantena cercando una soluzione a livello pratico, gestionale e lavorativo. Uno dei problemi più gravi sicuramente è stata la chiusura delle scuole che ha messo in difficoltà studenti, docenti, ma certamente, se non sopratutto, i genitori che si sono ritrovati a dover lavorare in smart-working da casa, dovendo gestire i propri figli. Da questa situazione, i paesi europei ne sono usciti in maniera diversa tra di loro: i paesi del Nord-Europa, godendo già di un’ottima organizzazione scolastica anche a livello digitale, indubbiamente hanno trovato molte meno difficoltà rispetto a molti altri paesi dell’Unione Europea, che si sono ritrovati a digitalizzare la scuola senza alcuna esperienza in passato.

Dunque, l’Italia, così come altri paesi, avrebbe potuto affrontare la didattica a distanza in maniera più organizzata e felice?

Il World Economic Forum ha realizzato il “Human Capital Report” nel 2017, uno studio condotto sui Paesi del mondo e basato su alcuni parametri come tasso di iscrizione alla scuola elementare e secondaria, diversità di genere, alfabetizzazione, calcolo, tasso di occupazione, formazione del personale…    Stupisce e intristisce dover scorrere questa classifica fino al 35° posto per trovare l’Italia, che però è al 41° posto per tasso di iscrizione alla scuola primaria e secondaria, e addirittura al 107° posto per tasso di disoccupazione e sottoccupazione. I primi dieci posti della classifica vengono occupati dal Nord Europa, dove al primo posto troviamo la Norvegia, e al quarto gli Stati Uniti.

Paesi come, Svezia, Finlandia, Norvegia e Paesi bassi, godono di un ottimo sistema scolastico rivolto al futuro, che prevede una digitalizzazione della scuola avanzata, proprio per permettere agli studenti un’ottima preparazione al mondo d’oggi, sempre più orientato verso il lavoro in modalità online, ovvero “smart-working”. I paesi scandinavi investono molto sull’istruzione e gli studenti universitari ricevono dal governo svedese un sussidio per far fronte alle spese, che dovranno rimborsare al termine del percorso di studi; inoltre il passaggio al mondo del lavoro è serio e proficuo. Il tasso di disoccupazione giovanile è nettamente più basso di quello italiano.

In Italia, infatti, siamo ben lontani dal modello scolastico dell’Europa del Nord, dal momento che abbiamo la spesa per l’istruzione più bassa di tutta la UE, un deficit pubblico a dir poco spaventoso, un sistema scolastico che arranca, basse competenze in scrittura, lettura e calcolo matematico, tutti fattori per cui fatichiamo molto ad agganciarci al resto dell’Europa. l’Italia chiede ai propri studenti, all’età di soli 13-14 anni, di fare una scelta che sostanzialmente definirà la vita scolastica, e dunque lavorativa, cioè la scelta della scuola superiore. Ancora incoscienti di ciò che è veramente il mondo al di fuori della scuola e incontro a che cosa vanno, milioni di giovani studenti ogni anno prendono una scelta che riguarderà il resto della loro vita, e nell’80% dei casi, guidati dai genitori che sperano il meglio per i propri figli, o dagli amici ad effetto “branco”. Suddividendo gli istituti superiori in professionali e licei, ciò che viene percepito dagli studenti è semplicemente: nel primo caso non si studia, nel secondo caso invece sì.

Una volta però intrapreso il percorso di studi, possiamo renderci conto che fondamentalmente in pochi casi vengono valorizzate le vere capacità del singolo alunno, il quale di conseguenza perderà fiducia nelle proprie potenzialità e ritrovandosi a studiare giornate intere materie che non gli interessano nemmeno. In Italia siamo troppo attaccati ad un sistema scolastico che prevede solo l’istruzione del singolo studente senza rilevarne il potenziale e le capacità. Non avere la possibilità di scegliere consapevolmente un percorso di studi che permetta la differenziazione su diversi livelli delle materie scolastiche sicuramente non aiuta gli studenti a vivere l’esperienza della scuola in maniera più interessante, quando invece dovrebbe essere vissuta come un’esperienza positiva.

La scuola italiana che le future generazioni stanno vivendo è una scuola ferma alla legge Daneo-Credaro del 1911 che portò alla statalizzazione delle scuole elementari, fino a quel momento gestite dai comuni, seguita nel 1923 dalla riforma Gentile. Quest’ultima venne promulgata durante il governo Mussolini.

Ecco come la riforma Gentile ripartì la scuola:

  • scuola materna: della durata di 3 anni
  • scuola media inferiore (ovvero la scuola elementare): della durata di 5 anni
  • scuola media superiore: liceo classico, della durata di 3 anni; liceo scientifico, della durata di 4 anni; istituto tecnico, conservatorio e istituto magistrale, della durata di 3/4 anni.

Sorprendente dato che di differenze non se ne possono vedere molte. Nel 2015, con la Legge 13 luglio 2015 n.107 promulgata durante il governo Renzi, vengono elevati i compiti ed i poteri dei dirigenti scolastici, visti come “leader educativi”. Per quanto riguarda gli studenti, viene introdotta la possibilità di personalizzare, a seconda degli obiettivi di studio o lavorativi e, se previsto dall’istituto di appartenenza, il piano di studi. L’alternanza scuola-lavoro viene resa obbligatoria agli studenti provenienti da qualsiasi istituto, non solamente dagli istituti tecnici. Per quanto riguarda gli insegnanti, viene proposto un piano di assunzioni per oltre 100.000 unità. Inoltre la formazione dei docenti in servizio viene resa “obbligatoria, permanente e strutturale“.

Ecco, l’ultima azione fatta per il miglioramento del sistema scolastico italiano cioè l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, dove sia docenti che studenti si ritrovano in difficoltà perché costretti a cercare attività il più possibile attinenti al percorso di studi, ma molte volte capita purtroppo che non vi sia la possibilità di scegliere qualcosa che sia adatto agli studi dello studente. In Italia questo è stato il massimo che la scuola è riuscita ad ottenere dal governo per modernizzare il sistema scolastico. Non possiamo chiaramente dire che gli studenti, una volta finito il proprio percorso di studi, siano realmente pronti al mondo del lavoro che gli aspetterà al di fuori della scuola.

Prima della quarantena provocata dalla pandemia, in Italia di didattica a distanza, o comunque online, non se ne era mai parlato, l’Italia, si è ritrovata in una situazione mai affrontata prima d’ora dove il corpo docenti è riuscito ad organizzare tutto al meglio e per questo andrebbe ringraziato nel migliore dei modi, ma allo stesso tempo ha dovuto far fronte, come meglio poteva, a nuove difficoltà e adattamento riorganizzando sostanzialmente il proprio lavoro nel minor tempo possibile, e partendo da zero. Pertanto, gli altri paesi europei, hanno trovato le stesse difficoltà? Fortunatamente, ma anche tristemente, la maggior parte degli altri paesi, interagendo già molto di più con la tecnologia, non ha avuto problemi ad adattarsi.

L’Italia non è di certo rinomata anche per le sue meravigliose e moderne strutture scolastiche che accolgono milioni di studenti e docenti diversi ogni anno. Non possiamo permettere ai genitori di avere paura che i propri figli non tornino a casa da scuola perché gli è franato il tetto sulle teste. Sono troppe le scuole che non vengono ristrutturate o quanto meno messe in sicurezza. Per la maggior parte dei paesi d’Europa è totalmente normale avere strutture scolastiche che godono delle migliori attrezzature che permettono un coinvolgimento e apprezzamento degli studenti, anche nelle materie per cui magari sono meno predisposti. Inutile discutere sull’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate che in Italia ancora sogniamo.

Per non parlare dell’incredibile impatto ambientale negativo che la scuola italiana provoca per il reperimento di materiale scolastico, che ogni anno deve essere acquistato dalle famiglie per una somma di circa 500 euro annui. Strano, ma vero, ormai già da decenni nelle scuole di quasi tutta Europa viene utilizzato un sistema di noleggio gratuito del materiale scolastico (come libri, computer, tablet ecc.) che viene fornito dalla scuola e alla quale, al termine dell’anno scolastico, viene restituito da parte degli studenti. È anche deludente il fatto che l’Italia sia rimasto uno dei pochi paesi a rendere le attività extra scolastiche, dunque sports, clubs e gruppi di studi, private, quando negli altri stati vengono ritenute fondamentali come attività per valorizzare le capacità e il potenziale degli studenti convertendole anche in borse di studio per l’università.

È per questo che l’Italia deve cambiare, dobbiamo investire sul sistema scolastico italiano, perché investire sugli studenti, significa investire sul futuro, sul futuro di uno dei paesi più belli al mondo.

 

R. CREATINI


 

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